Viene presentata all’attenzione una lamina circolare in bronzo con iscrizione latina in esergo. Edita nel Corpus a due riprese, in CIL, VI 3721 e CIL, VI 31035, è stata oggetto di due importanti interventi presso la Pontificia Academia Romana di Archeologia ad opera di Margherita Guarducci e di José Ruysschaert. Se ne ripercorrono la vicenda editoriale e la storia collezionistica che dal primo proprietario, Gerolamo Odam, disegnatore e incisore, erudito e antiquario, la portarono presso il cardinale Pietro Ottoboni iunior, poi presso l’oratoriano Generoso Calenzio, per finire nella Biblioteca Vaticana, dove attualmente si trova. Problemi legati alla incerta natura del supporto, alla singolarità della raffigurazione, alla unicità di alcuni aspetti dell’iscrizione, unitamente a dubbi sull’effettivo luogo di ritrovamento, spingono a formulare l’ipotesi che si tratti di un falso nato nell’ambiente degli antiquari romani degli inizi del XVIII secolo, utilizzando in primis la Istoria di Bianchini, un libro molto in voga tra la fine del XVII e la prima metà del XVIII secolo.
Mithras inventor lucis? / Caldelli, Maria Letizia. - In: ATTI DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA ROMANA DI ARCHEOLOGIA. SERIE III, RENDICONTI. - ISSN 1019-9500. - 94:(2022), pp. 135-155.
Mithras inventor lucis?
Caldelli, Maria Letizia
2022
Abstract
Viene presentata all’attenzione una lamina circolare in bronzo con iscrizione latina in esergo. Edita nel Corpus a due riprese, in CIL, VI 3721 e CIL, VI 31035, è stata oggetto di due importanti interventi presso la Pontificia Academia Romana di Archeologia ad opera di Margherita Guarducci e di José Ruysschaert. Se ne ripercorrono la vicenda editoriale e la storia collezionistica che dal primo proprietario, Gerolamo Odam, disegnatore e incisore, erudito e antiquario, la portarono presso il cardinale Pietro Ottoboni iunior, poi presso l’oratoriano Generoso Calenzio, per finire nella Biblioteca Vaticana, dove attualmente si trova. Problemi legati alla incerta natura del supporto, alla singolarità della raffigurazione, alla unicità di alcuni aspetti dell’iscrizione, unitamente a dubbi sull’effettivo luogo di ritrovamento, spingono a formulare l’ipotesi che si tratti di un falso nato nell’ambiente degli antiquari romani degli inizi del XVIII secolo, utilizzando in primis la Istoria di Bianchini, un libro molto in voga tra la fine del XVII e la prima metà del XVIII secolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.